Giuseppe: “Sono un miracolato, mi sono salvato due volte”

dolore muscolare

Dato per spacciato due volte dai medici, grazie a RQI® e la sua integrazione con la medicina tradizionale Giuseppe si salva da due tumori e un polmone collassato.

Se c’è qualcuno che può testimoniare a pieno titolo la valenza del metodo RQI®, anche in abbinamento alle cure della medicina tradizionale, questo è Giuseppe.

Romagnolo doc, arzillo 70enne e felicissimo padre di ben 10 figli, durante il corso in aula dello scorso febbraio ha entusiasmato la platea raccontando la sua incredibile esperienza.

“Per me è stato un miracolo” ha esordito Giuseppe, che ha voluto sul palco accanto a sé uno dei figli, “una cosa inspiegabile, i medici mi hanno detto che non sapevano cosa fosse successo”.

Nel 2015 Giuseppe, che soffre di un problema muscolare a un braccio che gli provoca forti dolori, vede su internet i video introduttivi del metodo e, incuriosito, prende contatti per prenotare una consulenza e iscriversi al corso base. Il dolore al braccio era molto forte, racconta Giuseppe: “Io urlavo dal dolore e mi gocciolavano gli occhi”. Arrivato a San Marino per il corso in aula chiede dunque dove sia l’ospedale, ma un facilitatore RQI® che lo seguiva gli chiede di pazientare qualche minuto e gli applica le Biotecnologie Olistiche®. “Mi ha detto vediamo come va tra 10 minuti, poi se vuoi ti portiamo in ospedale. Io sono tornato a sedermi e mi sono dimenticato del dolore – prosegue il racconto di Giuseppe -. Alla pausa del corso esco, c’era mia moglie con i bambini, ero felice di vederli e quello che avevo sentito in aula mi aveva lasciato esterrefatto. Viene il facilitatore e mi chiede come stavo e io gli dico che non avevo più dolore. Lui mi dice di tenere le Biotecnologie Olistiche® applicate per 21 giorni e di seguire le altre indicazioni che venivano date durante il corso”.

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Così Giuseppe risolve quel dolore al braccio, che è solo il primo dei problemi che risolverà con l’aiuto del metodo RQI®.

Due mesi dopo questo episodio, Giuseppe rimane vittima di un incidente in cui gli viene schiacciato un polmone. “Ero rimasto in terra 10 minuti, non respiravo, mi sembrava di morire – racconta -. Poi mi sono ripreso, mi sembrava di stare bene e sono andato a casa, alle 7 di sera. Alle 10 ha cominciato a farmi male il petto, facevo fatica a respirare allora sono andato in ospedale a Faenza”.

Responso Medico

Lì gli dicono che ha un polmone collassato che si è riempito d’acqua e l’unica cosa da fare è aspettare che arrivi un medico che gli tolga l’acqua dal polmone. Ma anche così, gli spiegano, non è detto che il polmone riprenda la sua funzionalità. Gli consigliano di avvertire i propri cari, perché la situazione è molto critica e potrebbe essere fatale e non c’è possibilità di intervenire con nessun medicinale. Dopo sei ore di attesa, Giuseppe decide di farsi dimettere e di tornare a casa per tentare di risolvere la situazione con il metodo RQI®. “Se ho risolto il problema al braccio, ho pensato, posso andare a casa e risolvere anche il problema al polmone”. Ma la situazione è ritenuta talmente critica dai sanitari che Giuseppe, per poter uscire dall’ospedale, deve firmare in presenza dei Carabinieri una dichiarazione in cui si assume la responsabilità di questa scelta. “Allora ho firmato e sono andato a casa – continua il racconto. Dopo aver riletto le dispense del corso mi sono messo i dischetti (Biotecnologie Olistiche®, ndr). Dopo sei giorni sono andato in ospedale a Forlì con il referto dell’ospedale di Faenza, mi rifanno subito gli esami e mi dicono che il livello dell’acqua nel polmone è sceso del 25% e ha cominciato a recuperare la sua funzionalità”.

Nei mesi successivi avviene qualcosa di miracoloso.

Dunque anche questo problema inizia a risolversi grazie all’applicazione del metodo RQI®, ma non è ancora finita per Giuseppe che, mentre fa i controlli in ospedale a Forlì si sente dare un’altra tremenda notizia: gli vengono riscontrati due tumori, uno al sangue e uno ai polmoni. Il più preoccupante, gli viene detto dai medici, è proprio quello ai polmoni perché stava consumando tutte le difese immunitarie. “Allora hanno cominciato a farmi le trasfusioni di sangue per quattro o cinque giorni – spiega Giuseppe -, ho dovuto firmare il consenso per le conseguenze che avrei potuto avere sia per le trasfusioni che per le terapie per il tumore. Mi hanno dato tre mesi di vita per le metastasi che avevo in corpo. Mentre mi facevano le terapie io seguivo anche il metodo RQI®. Ogni settimana facevo gli accertamenti e dopo tre mesi mi hanno sospeso le cure. Io avevo paura che non ci fosse più niente da fare e che sarei morto da un momento all’altro”. Il suo tumore non c’è più gli hanno detto i medici, la cui preoccupazione era che potesse svilupparsi da un’altra parte. Ma nel sangue non ce n’era più traccia, dunque decidono di intervenire su quello al polmone. Dunque Giuseppe viene operato, ma i medici dicono poi a Giuseppe che anche nel polmone non c’era più traccia del tumore.

“I medici non sapevano cosa dire, non si spiegavano come fosse possibile che non ci fosse più niente – conclude Giuseppe -. Io mi sento miracolato, mi sento di essere tornato alla vita”.

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