“Storia di una lampadina…”

Le intuizioni di Tesla dimostrano che già da un secolo avremmo le conoscenze per accedere a fonti di energia gratuite ed ecologiche, ma questo si scontra con gli interessi di chi con la vendita di servizi (quali appunto la fornitura energetica) guadagna e ci controlla. Un esempio è quello rappresentato dalla lampadina

consumismoUN SISTEMA BASATO SUL CONSUMISMO

Viviamo in un Sistema che, come ci ricordano i media ogni giorno, fa della “crescita dei consumi”, il motore della propria sopravvivenza. Il cliente deve essere portato a comprare non una volta, ma dieci, venti, cento volte. Per questo l’intero processo industriale è basato sul principio dell’obsolescenza programmata. Sebbene sia possibile realizzare beni e oggetti praticamente indistruttibili, i produttori si auto-impongono degli standard per i quali un determinato oggetto non deve (ripeto: non deve) durare più di un certo periodo di tempo.

Ti sembra assurdo?

Il documentario spagnolo “Comprar, Tirar, Comprar” (“Comprare, buttare, comprare”) mandato in onda qualche anno fa da Televisiò de Catalunya ci racconta come, dagli anni Venti, i fabbricanti cominciarono ad accorciare la vita dei loro prodotti per aumentare le vendite. I produttori stessi formarono delle corporazioni, e si consultavano per decidere il tempo massimo di durata di molti prodotti. Chi avrebbe commercializzato un prodotto più longevo del tempo stabilito, avrebbe dovuto pagare una multa. Disegnatori e ingegneri si videro costretti ad adottare nuovi valori e obiettivi, con lo scopo di creare oggetti che avessero un “punto debole” e una durata definita.

LA VITA BREVE DELLA LAMPADINAlampadina_fulminata

Uno degli esempi citati dal documentario è quello della lampadina, la cui vita utile fu volutamente limitata a un massimo di 1000 ore (sebbene fosse possibile già allora produrne di più longeve). È lo stesso documentario a raccontarci la storia di quello che accadde:

Il giorno di Natale del 1924 fu un giorno speciale: a Ginevra alcuni signori in giacca si riunirono e con un piano segreto crearono il primo cartello mondiale per controllare la produzione di lampadine e distribuirsi il mercato mondiale. Il cartello prese il nome di Phoebus. Phoebus includeva i principali fabbricanti di lampadine d’Europa e degli Stati Uniti. Incluse lontane colonie in Asia e in Africa.

L’obiettivo era scambiare brevetti, controllare la produzione, e soprattutto controllare il consumatore. Volevano che la gente comprasse le lampadine con regolarità, e se la lampadina duravano molto era uno svantaggio economico. All’inizio lo scopo dei fabbricanti era garantire una lunga vita alle loro lampadine. Il 21 ottobre 1871 numerosi esperimenti hanno dato come risultato una piccola lampada di enorme resistenza con un filamento di gran stabilità.

Nel 1881 Edison mise in vendita la sua prima lampadina: durava 1500 ore.

Nel 1924, quando si fondò il cartello Phoebus, si annunciavano con orgoglio 2500 ore di vita utili e i fabbricanti enfatizzavano la longevità delle loro lampadine. Ma con Phoebus decisero di limitare la vita della lampadina.

Nel 1925 si creò il “Cartello delle 1000 ore”, per ridurre tecnicamente la vita utile della lampadina. Più di 80 anni dopo, Helmut Hoge, uno storico di Berlino, scoprì prove dell’attività del Cartello. Imprese come Philips in Olanda, Osram in Germania e Laparas Zeta in Spagna ne facevano parte. Un documento del cartello, imponeva: “La vita media della lampadina di illuminazione generica non deve essere garantita o offerta per altro valore che non sia 1000 ore”.

Messi sotto pressione dal cartello, i fabbricanti si misero all’opera per creare una lampadina più fragile

La fabbricazione era rigorosamente controllata per assicurarsi che si rispettasse la regola. Si montarono supporti con molti portalampade nei quali si avvitavano campionari di ciascuna serie prodotta. Compagnie come Osram registravano meticolosamente la durata di quelle lampadine. Phoebus creò una burocrazia complessa per imporre le sue regole.

LO STRATAGEMMA DELL’ OBSOLESCENZA PROGRAMMATAa-lamp

I fabbricanti venivano multati severamente se si allontanavano dagli obiettivi stabiliti. Fu ritrovata anche una tavola di multe, del 1929, che mostrava quanti franchi svizzeri dovevano pagare i membri del cartello se le loro lampadine duravano, per esempio, più di 1500 ore. Man mano che l’obsolescenza programmata (così si chiama questo stratagemma, ndr) si impose, la vita utile iniziò a diminuire. In due soli anni passò da 2500 ore a meno di 1500 ore. Negli anni Quaranta il cartello aveva già raggiunto il suo obiettivo: una lampadina standard durava 1000 ore.

Nei decenni seguenti si brevettarono dozzine di nuove lampadine, anche una che durava 100mila ore, però nessuna arrivò a commercializzarsi. Ufficialmente Phoebus non è mai esistito, però le sue tracce non sono mai scomparse. La sua strategia era continuare a cambiare nome.  Si chiamò “Cartello Internazionale di Elettricità”, e poi continuarono a cambiarlo. Ma quel che conta è che quell’idea come istituzione continuò ad esistere.»

alampIL COMPLEANNO DI UNA LAMPADINA

Eppure costruire lampadine di durata pressoché “infinita” è possibile. A Livermore, in California, c’è la lampadina più longeva del mondo. Fu installata nella sede dei Vigili del Fuoco nel 1901 e da quella data ha funzionato senza interruzione. Nel 2001, quando la lampadina compì un secolo di vita, fu organizzata una vera e propria festa di compleanno all’interno della caserma dei Vigili, con musica  e danza. Oltre 800 persone cantarono “Buon Compleanno” a quella lampadina!

La leggenda narra che quella lampadina fu prodotta in una fabbrica di Shelby, Ohio, nel 1895, e che fu montata da alcuni operai sotto la supervisione degli azionisti di quella compagnia. Il filamento fu un’invenzione di Adolphe Chaillet. Come fu possibile inventare un filamento così longevo? Ma soprattutto: perché oggi non se ne producono più?

 

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