Banconote: carte di grande valore

Storia della banconote

Tornando a parlare di «banconote», oggetti del cui nome avrai ormai compreso l’origine etimologica, vorrei proseguire illustrandotene alcuni esempi storici.

Quella che trovate nella figura sottostante è una banconota statunitense del 1779. Su di essa  in sintesi è scritto: «Il portatore è intitolato a ricevere 55 dollari spagnoli o una uguale somma in oro o argento». Si tratta quindi di una ricevuta che poteva essere scambiata con una quantità corrispondente e fissata di un metallo prezioso.

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Allo stesso modo l’esempio seguente mostra una banconota di taglio inferiore del diciannovesimo secolo. E’ stata stampata da una banca privata statunitense, la Kalamazoo Railroad Bank, il cui fondatore è ritratto al centro.

La scritta non è molto chiara, forse proprio per evitare che qualcuno si accorga che c’è, ma è possibile leggere «I will pay to the bearer on demand five dollars». Cioè «Restituirò al portatore che lo richieda cinque dollari». All’epoca erano intesi come una quantità fissa di valore, o meglio di peso, in oro o argento che la banca stessa doveva custodire nella propria cassaforte. O perlomeno un decimo di tale valore, per evitare il «rischio bancarotta» (operando in regime di «riserva frazionaria»).

The center portrait is U.S. President Franklin Pierce. On March 26, 1835, the Territory of Michigan authorized the Erie and Kalamazoo Railroad Company to establish a bank at the village of Adrian. The bank failed around 1841 and reopened in 1853 then failed again in 1854

QUANDO LA BANCA SBANCA

Negli Stati Uniti del XIX Secolo circolavano banconote emesse da una miriade di banche private. Ognuna di queste offriva i propri servizi di “deposito” (cioè di custodia di denaro e metalli preziosi). E ognuna emetteva banconote come “ricevute” dell’oro o argento depositati, ed erogava “prestiti” ai clienti che lo richiedevano.

Quindi operavano sulla scia dell’esperienza degli orafi inglesi del Seicento, ma con ben due secoli di esperienza in più alle spalle. La richiesta di ottenere indietro monete d’oro o argento dalle banche, riconsegnando le banconote da loro emesse, era ovviamente una pratica fortemente disincentivata. Adirittura potenzialmente pericolosa per la “stabilità del sistema bancario”.

Se una banca falliva, le banconote emesse da questa perdevano immediatamente valore

Molte delle scene che siamo abituati a vedere nei film western, in cui uomini armati entrano in banca chiedendo di consegnare “tutto l’oro che c’è in cassaforte”, probabilmente si sono verificate. Anche avendo come protagonisti dei semplici clienti, impegnati a riottenere indietro l’oro che doveva essere custodito a copertura delle banconote in loro possesso.

Gli uomini armati avrebbero in quel caso urlato ai cassieri: “Ridatemi il mio oro!”. E i cassieri, in risposta: “No, tieniti la carta!”. E il cliente sempre più arrabbiato: “No, rivoglio il mio oro!”. E così via fino all’arrivo dello sceriffo a sventare l’omicidio degli sfortunati cassieri.  Per altro ignari dipendenti, che probabilmente non avevano ben chiaro il meccanismo di funzionamento della banca.

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Il fallimento di banche private non è un evento così raro nella storia.

 

bancarottaMigliaia di banche sono fallite nel corso dei secoli per l’eccessiva “esposizione” ai prestiti in cui si sono trovate o  per improvvise perdite di “fiducia” da parte del “mercato”. Cioè dei loro clienti, che hanno causato repentini svuotamenti delle loro “casseforti” o azzeramenti di valore delle loro “banconote”. Per evitare questo rischio il mondo bancario occidentale si è organizzato per auto-limitarsi e auto-regolamentarsi. Anche per aggirare il pericolo che l’iniziativa di singoli banchieri troppo “coraggiosi” nell’emettere prestiti, destabilizzasse la fiducia nel Sistema.

L’intento è ovviamente quello di poter mantenere il controllo del “business del denaro” evitando collassi finanziari. Soprattutto per impedire che professori, giornalisti e politici si facciano qualche domanda di troppo sul suo funzionamento. A ben osservare il mondo di oggi ci ritroviamo infatti ad avere istituzioni indipendenti ed auto-regolamentate (le banche centrali).

Queste organizzazioni non rispondono direttamente del loro operato ad alcun organo politico o rappresentativo. Fungono sostanzialmente da “guida” e da “regolatori” del mondo bancario privato, nonché da “prestatori di ultima istanza”. Cioè da “paracaduti finali” in caso di pericolosi sbilanciamenti del sistema bancario privato.

E addirittura sono proprio politici e giornalisti che chiedono a gran voce alla BCE o alla FED di intervenire per mettere le banche private in condizione di “prestare più soldi” e “rilanciare l’economia e i consumi”.

Articolo estratto dal libro “Liberi dal Sistema – La Guida per Cambiare il Mondo Partendo da Sè” di Enrico Caldari.

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